
Airbnb ha recentemente lanciato una nuova funzione: “Airbnb Services”, pensata per permettere agli ospiti di prenotare servizi da svolgere direttamente nell’alloggio, come chef a domicilio, massaggi, personal trainer, make-up artist e altre esperienze personalizzate.
Una novità interessante, che in molti Paesi può ampliare l’esperienza dell’utente e rafforzare il rapporto tra host e viaggiatore.
Ma attenzione: in Italia le regole sono molto diverse, e per chi gestisce locazioni turistiche o affitti brevi, offrire servizi può comportare rischi legali e fiscali importanti.
Cosa prevede la normativa italiana
Il riferimento normativo principale è l’articolo 4 del Decreto-Legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito con modificazioni dalla Legge 21 giugno 2017, n. 96.
Secondo questa norma, le locazioni brevi:
- sono contratti di durata non superiore a 30 giorni,
- stipulati da persone fisiche,
- al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa.
Il punto cruciale è che:
“Le locazioni brevi non prevedono la prestazione di servizi accessori tipici delle strutture alberghiere, quali la somministrazione di alimenti e bevande, la fornitura di servizi di pulizia durante il soggiorno o il cambio biancheria.”
👉 Questo significa che chi affitta un appartamento con contratto di locazione turistica o breve, non può in alcun modo offrire servizi, se non vuole incorrere in una riqualificazione dell’attività (da locazione a struttura ricettiva), con tutte le implicazioni che ne derivano.
L’ospite può prenotare i servizi? Sì, ma attenzione ai ruoli
La novità proposta da Airbnb prevede che sia l’ospite a prenotare direttamente i servizi tramite il portale, i quali verranno svolti da fornitori esterni (altri host o professionisti locali).
In questo caso:
- l’host della locazione breve non è coinvolto
- non percepisce compensi
- non organizza né promuove il servizio.
⚠️ Questo è un punto chiave: l’ospite, come inquilino temporaneo, è libero di invitare in casa chi desidera, anche per ricevere un servizio.
Nessuna norma vieta al cliente di usufruire di un massaggio, una cena privata o una lezione di yoga organizzata autonomamente.
📌 Tuttavia, se è l’host a proporre o coordinare l’attività, la situazione cambia completamente.
Quando l’host offre un servizio: cosa serve
Se un host intende offrire direttamente un servizio (di tipo esperienziale, turistico o di ospitalità) all’interno della propria attività, deve:
- aprire partita IVA,
- adottare un codice ATECO specifico per l’attività,
- verificare se sono richieste abilitazioni professionali (es. per trattamenti estetici, accompagnamento turistico, somministrazione alimenti),
- emettere fattura e adempiere a tutti gli obblighi fiscali e contributivi.
💡 In assenza di questi requisiti, l’attività è irregolare e potrebbe essere sanzionata o considerata evasione fiscale.
Dove finisce la libertà dell’ospite e dove inizia la responsabilità dell’host
Questa distinzione è fondamentale per non incorrere in errori:
✅ Se il servizio è:
- prenotato direttamente dall’ospite tramite Airbnb,
- svolto da un professionista esterno,
- e non promosso né gestito dall’host,
allora non c’è responsabilità in capo all’host della locazione breve.
❌ Se invece:
- l’host propone direttamente il servizio,
- ne gestisce la logistica,
- o percepisce un compenso (diretto o indiretto),
allora si configura un’attività ricettiva o d’impresa, e la locazione breve non è più lo strumento giuridico adatto.
Conclusioni
La nuova funzione di Airbnb può offrire maggior comfort agli ospiti, ma non modifica la normativa italiana, che resta molto chiara:
- I servizi accessori sono vietati nelle locazioni brevi,
- L’ospite può agire liberamente,
- L’host deve sapere con precisione cosa può fare e cosa no.
👉 Il consiglio di Extrasemplice è quello di agire con prudenza, consapevolezza e piena informazione, evitando di lasciarsi trascinare da automatismi internazionali che non tengono conto del quadro normativo locale.
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